Prima del percorso, molto prima, in realtà, c'é la Storia, quella vera, dei Popoli e dei Regni. La prima suggestione. La più potente.
Sono fortunata: vivo immersa nella Storia. Nata nella terra degli Etruschi, nutrita dai Romani, cresciuta dal Rinascimento, con occhi che sembrano non bastare a catturare tutta la meraviglia che c'è a circondarmi in questa Italia sospesa, continuo a guardarmi intorno, senza mai smettere di stupirmi, imparare.
La passione per la "bellezza" attraverso la Storia ha alimentato la mia grande curiosità per culture diverse, incanti e disincanti stranieri, leggende e superstizioni lontane e misteriose.
Sono così approdata a particolari tipi di forme di fruizione della cultura altrui: i manga, per esempio. Mi piacciono molto quelli in cui i riferimenti alla tradizione orientale sono più forti, come 3x3 Occhi (サザンアイズ di Yuzo Takada), Ken il Guerriero, (北斗の拳 di Tetsuo Hara e Buronson), Rg Veda (リグ・ヴエーダ delle Clamp), solo per citarne alcuni. Anche questo ha gettato le basi per quello che sarebbe diventato lo sfondo della vicenda narrata.
Ma il percorso, quello vero, è iniziato con la trilogia cinematografica de "Il Signore degli Anelli": chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui sta per scoprire, probabilmente con disappunto, che, all'epoca, non avevo mai letto Tolkien; tuttavia, sostenitrice del Peter Jackson di Creature del cielo, curiosa e affamata di immagini, decisi di andare a vedere questo colossal fantasy. Proprio perché non avevo letto il libro, il film è stato come la messa per Jake "Joliet" Blues nella chiesa di Triple Rock: folgorante.
Iniziai a "voler" scrivere fantasy e a chiedermi se ci fosse la possibilità di un fantasy che non si ispirasse solo alle tradizioni norrene e celtiche. Intanto, percorrevo i sentieri di Morrowind, mi perdevo nelle gallerie sotterranee alla ricerca di Dagoth Ur, mi beccavo il Corpus, costantemente accompagnata dalla musica dei Domine: tutto ciò mi impressionò come fossi una pellicola. Affrontavo Tolkien scritto con poco successo e più passava il tempo e più tornava il pensiero di scrivere un fantasy che prescindesse da gnomi, elfi e temibili troll.
Finalmente incontrai Tanith Lee: ne "Il Signore delle Illusioni" e ne "Il Signore della Notte" scoprii un modo diverso di fare fantasy, non tanto per le suggestioni a cui si ispirava, quanto, molto di più, per quelle a cui non si ispirava. E capii che era possibile attingere alla mia tradizione culturale.
Così, successe che, in un giorno del 2011, dopo vari tentativi di scrittura, tutto quello che avevo pensato, vaneggiato, tutto ciò che avevo assorbito e con cui la mia immaginazione si era sfamata, iniziò a fluire su di un foglio-schermo, attraverso la tastiera di un computer. E aveva forma, struttura, senso. Per molto, ebbe la meglio ed è stato estremamente faticoso per me lasciarlo andare, ma, dopo due anni e quasi mille pagine, la prima parte del mio viaggio attraverso Halea-Vid è finito.
Ci sono voluti altri due anni di riflessioni e correzioni: ho tagliato, aggiunto, rivisto e cercato di eliminare refusi … pur sapendo che non si tratta di qualcosa di esatto, alla fine, ho deciso di darlo così com'è: si è guadagnato la vita. Almeno per me. In questo viaggio mi ci sono un po' persa: è stato il mio rifugio in un periodo complicato della mia esistenza. Ora, è giunto il momento di smettere di rifugiarsi.
Quindi vado altrove. Torno alla vita, alla Storia, ai manga, a Miyazaki, ai Domine, forse mi prenderò una vacanza in Skyrim, e, se saltellando da un mondo all'altro, da un libro all'altro, un nuovo viaggio inizierà, ben venga: dopo aver sopportato quella chiacchierona di Naalna, essermi mossa negli antichi passaggi Selniti, senza ben sapere dove mi avrebbero condotto, dopo aver affrontato esseri maledetti e figli di Dei, nulla può di certo più spaventarmi.
Sono fortunata: vivo immersa nella Storia. Nata nella terra degli Etruschi, nutrita dai Romani, cresciuta dal Rinascimento, con occhi che sembrano non bastare a catturare tutta la meraviglia che c'è a circondarmi in questa Italia sospesa, continuo a guardarmi intorno, senza mai smettere di stupirmi, imparare.
La passione per la "bellezza" attraverso la Storia ha alimentato la mia grande curiosità per culture diverse, incanti e disincanti stranieri, leggende e superstizioni lontane e misteriose.
Sono così approdata a particolari tipi di forme di fruizione della cultura altrui: i manga, per esempio. Mi piacciono molto quelli in cui i riferimenti alla tradizione orientale sono più forti, come 3x3 Occhi (サザンアイズ di Yuzo Takada), Ken il Guerriero, (北斗の拳 di Tetsuo Hara e Buronson), Rg Veda (リグ・ヴエーダ delle Clamp), solo per citarne alcuni. Anche questo ha gettato le basi per quello che sarebbe diventato lo sfondo della vicenda narrata.
Ma il percorso, quello vero, è iniziato con la trilogia cinematografica de "Il Signore degli Anelli": chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui sta per scoprire, probabilmente con disappunto, che, all'epoca, non avevo mai letto Tolkien; tuttavia, sostenitrice del Peter Jackson di Creature del cielo, curiosa e affamata di immagini, decisi di andare a vedere questo colossal fantasy. Proprio perché non avevo letto il libro, il film è stato come la messa per Jake "Joliet" Blues nella chiesa di Triple Rock: folgorante.
Iniziai a "voler" scrivere fantasy e a chiedermi se ci fosse la possibilità di un fantasy che non si ispirasse solo alle tradizioni norrene e celtiche. Intanto, percorrevo i sentieri di Morrowind, mi perdevo nelle gallerie sotterranee alla ricerca di Dagoth Ur, mi beccavo il Corpus, costantemente accompagnata dalla musica dei Domine: tutto ciò mi impressionò come fossi una pellicola. Affrontavo Tolkien scritto con poco successo e più passava il tempo e più tornava il pensiero di scrivere un fantasy che prescindesse da gnomi, elfi e temibili troll.
Finalmente incontrai Tanith Lee: ne "Il Signore delle Illusioni" e ne "Il Signore della Notte" scoprii un modo diverso di fare fantasy, non tanto per le suggestioni a cui si ispirava, quanto, molto di più, per quelle a cui non si ispirava. E capii che era possibile attingere alla mia tradizione culturale.
Così, successe che, in un giorno del 2011, dopo vari tentativi di scrittura, tutto quello che avevo pensato, vaneggiato, tutto ciò che avevo assorbito e con cui la mia immaginazione si era sfamata, iniziò a fluire su di un foglio-schermo, attraverso la tastiera di un computer. E aveva forma, struttura, senso. Per molto, ebbe la meglio ed è stato estremamente faticoso per me lasciarlo andare, ma, dopo due anni e quasi mille pagine, la prima parte del mio viaggio attraverso Halea-Vid è finito.
Ci sono voluti altri due anni di riflessioni e correzioni: ho tagliato, aggiunto, rivisto e cercato di eliminare refusi … pur sapendo che non si tratta di qualcosa di esatto, alla fine, ho deciso di darlo così com'è: si è guadagnato la vita. Almeno per me. In questo viaggio mi ci sono un po' persa: è stato il mio rifugio in un periodo complicato della mia esistenza. Ora, è giunto il momento di smettere di rifugiarsi.
Quindi vado altrove. Torno alla vita, alla Storia, ai manga, a Miyazaki, ai Domine, forse mi prenderò una vacanza in Skyrim, e, se saltellando da un mondo all'altro, da un libro all'altro, un nuovo viaggio inizierà, ben venga: dopo aver sopportato quella chiacchierona di Naalna, essermi mossa negli antichi passaggi Selniti, senza ben sapere dove mi avrebbero condotto, dopo aver affrontato esseri maledetti e figli di Dei, nulla può di certo più spaventarmi.