...onde di pensiero... ahimé, sotto-vetro, perciò poco nitide... su quali scogli s'ingrangeranno? Dove trascineranno la nave delle mie idee?
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Questa idea nasce da un post di una blogger, Anna de L'acquerello di un attimo, e si tratta di una cosa molto semplice: realizzare la prima opera strappamutande della storia della letteratura (massì, e-s-a-g-e-r-i-a-m-o!!!). Il progetto è così fatto: alcuni autori esordienti, con il supporto di bloggers temerari, si diletteranno, come se applicassero uno schema in una partita di calcio, a passarsi la palla, ovvero la storia, una fan-fiction realizzata su un'idea di base e sviluppata a piacimento dall'autore di turno.
Partiamo dai protagonisti. Lui è Adrian (ovviamente i nomi sono anglofoni, e, del resto, la vicenda, essendo una fan-fiction, diciamo, ispirata ai One Direction, non può non essere ambientata in Uk... questo è uno spunto e, quindi, passibile di modifica). Lei invece è Sophia. I nomi sono importanti giacché determinano la natura dei personaggi. Adrian viene dal latino: ispirato all'Imperatore Adriano, richiama un tempo di terre conquistate in precedenza e mantenute; a me è caro per aver ispirato quella grandissima opera che è appunto "Memorie di Adriano" di Marguerite Yourcenar. Ovviamente, nella nostra vicenda, il protagonista di affine ad Adriano avrà solo il nome, poiché si presenterà come una canaglia, irresistibile, ma pur sempre canaglia. Sophia, non serve dirlo, viene dal greco e significa sapienza. La protagonsita sarà un individuo che vive "di testa", fino a portare all'estremo questa sua caratteristica, ai limiti della saccenza e della presunzione. Sophia è fidanzata (sulla verginità della protagonista non mi pronuncio: lascio la scelta a chi mi seguirà, se qualcuno vorrà farlo) con un tipo regolare, dal nome "duro", foneticamente parlando, per esempio Karl (uomo libero). Lei lo ama molto, ma lui è "poco sensibile". Sophia ha anche una migliore amica vanesia, ma non cattiva né falsa: è solo un po' superficiale nel valutare alcuni aspetti dell'esistenza. Ragazza carina e molto attenta all'estetica, l'amica di Sophia si chiama Belle (dal Latino bellus). I nostri protagonisti sono giovani, parliamo di vent'anni circa, e frequentano la stessa ottima scuola: non ricordo il sistema scolastico britannico (mi documenterò), ma, al momento, presumiamo che siano all'università e, pur non scomodando Oxford e Cambridge, a spremersi le meningi, troveremo qualcosa di simile. La vicenda si svolge ai giorni nostri: siamo nel 2016, anno che vedrà nascere Before (buahahahahah!!!), ovvero, la prima opera strappamutande di epoca contemporanea. Abbiamo il chi, il quando e il dove. Ora, vediamo il perchè e, soprattutto, il come la nostra vicenda accade. Before - La tempesta dei sensi Capitolo I - Incontro Adrian. Adrian. Adrian. Per giorni Belle non le aveva parlato d'altro. L'aveva conosciuta alla scuola primaria, compagne di banco sin dal primo giorno, sempre insieme fino all'università. L'avesse incontrata da "grande", probabilmente, lei e Belle non sarebbero mai state amiche. Non era cattiva, ma, per certe cose, Sophia non aveva una grande considerazione di lei. Era leggera: a volte, pensava che non fosse nemmeno tanto sveglia, ma era una buona amica. Eppure non sopportava proprio alcuni aspetti del suo carattere: Belle, di solito, frequentava dei brocchi da paura solo perché erano "fichi", come diceva lei. Trogloditi incapaci persino di mettere due parole in fila. Adrian non faceva eccezione. Era bello, Sophia doveva riconoscerlo, ma sembrava vuoto come un loft disabitato, in cui, però, le luci erano rimaste accese: una bellezza quasi artificiale, come certi modelli eterei che si vedevano alle sfilate degli stilisti tanto cari a Belle. Per di più era uno stronzo. Trattava le ragazze come un passatempo. Certo, la colpa era di quelle oche che gli correvano dietro, manco non ci fosse rimasto nessun altro rappresentante del genere maschile al mondo. Cretine! Sophia le chiamava ragazze-kleenex: riteneva che per Adrian avessero la stessa utilità di un fazzoletto di carta. - Invece di pulirsi su un pezzo di carta, una volta fatto, usa quelle sceme! - diceva, piena di indignazione, tentando di dissuadere la sua amica. Le sue intenzioni erano buone e lo pensava davvero, ma a nulla valevano le sue invettive. Belle era cotta di quel tipo. Era per questo che, ora, si trovava lì, seduta in un divano sudicio e pieno di schifezze, in una casa che sembrava un bordello, con la musica a palla, gente sbronza da tutte le parti a sbavarsi addosso, mentre la sua amica giaceva inerme sul suo grembo, stordita dal troppo alcol ingurgitato e maleodorante di vomito. Dannata festa! Adrian l'aveva invitata a questa festa a casa di uno, un suo compagno di squadra (Adrian giocava a calcio, ovviamente), e Belle le aveva chiesto, anzi, l'aveva praticamente costretta ad accompagnarla. - Smettila di dire peste e corna di lui!... Eddai, Sophia, ma che te ne frega... mica te lo devi fare! Ti sto chiedendo solo di accompagnarmi a una fottutissima festa! Che amica sei, se non trovi nemmeno un paio d'ore per me?!? Ti prometto che torniamo presto... dai, vieni... ti prego - e aveva sbattuto le lunghe ciglia, rese plastiche dal costosissimo mascara, fissandola con quello sguardo pieno di aspettativa che Sophia ben conosceva. Non riusciva proprio a dirle di no. Aveva accettato, iniziando a maledirsi mentalmente il secondo dopo aver detto di sì. - Potrebbe essere divertente - l'aveva schernita Karl, il suo ragazzo - Alla fine della serata, potresti aver raccolto informazioni sufficienti per fare una bella tesina sociologica su quei casi umani! - e aveva riso di gusto. - Si da il caso che uno di quei casi umani sia la mia migliore amica! Non c'è nulla di divertente in ciò che hai detto! - Già... non capisco proprio come facciate a essere amiche... - aveva infierito Karl impietoso. - Sei veramente scortese! Non mi piace che parli così di Belle! - aveva tagliato corto Sophia e se ne era andata indispettita. Aveva sperato che Karl le avesse offerto una scusa per non andare alla festa, ma, come al solito, lui non capiva le sue reali necessità, anzi diceva sempre la cosa sbagliata al momento meno opportuno. Così, aveva accompagnato Belle. La serata era stata un disastro. Belle aveva scondinzolato tutto il tempo dietro ad Adrian e lei si era ritrovata sola ad annoiarsi in un angolo. Non conosceva nessuno né voleva fare la conoscenza di alcun partecipante. Aveva fatto una gran fatica a trovare qualcosa da bere di analcolico, aveva fatto scorta di salatini e succo di pera (rubando un brick destinato ai chupito) e si era nascosta nel posto più remoto dell'abitazione, dove, comunque, non mancavano incursioni di selvaggi, ma nessuno, per sua fortuna, aveva tentato di relazionarsi con lei. A un certo punto, era andata a cercare Belle e l'aveva vista fuggire in lacrime verso il bagno. L'aveva rincorsa. Era sbronza marcia. L'aveva aiutata a vomitare, tenendole la testa, e, quando si era calmata e un po' ripulita, l'aveva condotta nella saletta dove lei era stata nascosta tutta la sera. Erano riuscite a sedersi su un divanaccio, usato per appoggiare borse e giacche, e Belle le si era accasciata in grembo, piangendo disperata. Adrian l'aveva invitata perché un suo amico era cotto di lei. Quando aveva capito che Belle puntava lui, l'aveva liquidata in malo modo, dicendole che quello era un film che sarebbe dovuta andare a vedere da sola. Sophia aveva pensato che fosse un'ottima notizia e aveva tirato un sospiro di sollievo, ma non aveva fatto commenti, non era proprio il caso, lasciando che Belle si sfogasse: alla fine, sfinita dal pianto e dall'alcol si era addormentata sulle sue ginocchia. Allora, Sophia aveva chiamato Karl chiedendogli di andarle a prendere. Ora, guardava nervosamente l'orologio e sorseggiava l'ennesimo bicchiere di succo di pera, mentre, ogni tanto, sfiorava il viso dell'amica per sincerarsi delle sue condizioni. Voleva solo portarla via di là e andarsene lei stessa: sperava che Karl l'avrebbe raggiunta a breve. In quel mentre, si accorse che la musica era cambiata: passava un brano smielato, una canzone d'amore, e l'atmosfera si era fatta quieta. Sophia si accorse anche della figura maschile in penombra, ferma sulla soglia della porta. Ebbe un lieve sussulto. Quello cercò una sedia e si andò a sedere accanto a lei. Quando le fu vicino, lo riconobbe. Adrian. - Come sta? - chiese. Sophia taque. Si chiedeva cosa volesse e, comunque, non aveva nessuna intenzione di dialogare con lui. Al protrarsi del silenzio, Andrian proseguì: - ...è fortunata ad avere un'amica come te - sorrise ammiccante. - Cosa ti fa supporre che io nutra il desiderio di intraprendere una qualche conversazione con te? - rispose, questa volta, acida Sophia. - Che linguaggio complicato! Guarda che ti capisco anche se parli difficile! - e rise di gusto, poi, facendosi serio - Del resto, si vede che sei una che si sente superiore solo perché conosce la grammatica... Sophia ebbe un moto d'ira e fu sul punto di avventarsi contro di lui, ma mantenne quel briciolo di lucidità per osservare il suo interlocutore. Quello l'aveva provocata apposta e lei c'era quasi caduta! "Idiota!" pensò, stupendosi di se stessa "Ora, ti dico tutto quello che nessuno ti ha mai detto! Te la do io la grammatica!" - Sei stato uno stronzo con la mia amica! - Perché? Mica mi può piacere per forza! - Avresti potuto essere più gentile! - Ho fatto un favore a entrambi: si vede subito che fa la dura, ma è una di quelle che s'innamora... se me la fossi fatta, non me la toglievo più di dosso... non fare l'ipocrita: pensi anche tu che è meglio così! Sophia non seppe cosa rispondere: Adrian parlava come uno zotico, ma non aveva torto. Un atteggiamento determinato e duro non dava adito a fraintendimenti: nell'immediato Belle avrebbe sofferto di più, ma se ne sarebbe fatta una ragione in minor tempo. Invece, se, al contrario, Adrian fosse stato ambiguo o gentile nel rifiutarla, Belle si sarebbe potuta illudere che, magari, la rifiutasse per non ferire il suo amico o altre assurdità simili, così facili, però, da pensare per un cuore in ballo. Adrian sapeva di aver colto nel segno e compiaciuto continuò: - Non è colpa mia se non è il mio tipo... - Strano: da quello che so di te il tuo tipo sono tutte! - Forse non sai niente... forse sembra che il mio tipo siano tutte perché, in fondo, non ne ho trovata una che lo fosse veramente... Sorrise di nuovo. Aveva una fossetta intrigante all'angolo della bocca, solo su una guancia: era deliziosa e dannatamente sexy. Sophia provò una rabbia furiosa. Avrebbe voluto ribattere qualcosa, ma quello non le diede il tempo. - Qualcuna tipo te... Sophia rimase di stucco, Adrian incalzò: - ...sei bella e, anche se vuoi mostrarti superiore, si vede che ci godi a esserlo e passi molto tempo a curare il tuo aspetto... solo che lo fai in modo da dissimulare la tua bellezza... sei veramente una snob, ma, a lucidarti bene, ossì... brilleresti e offuscheresti qualunque altra ti fosse vicina... eheheh... Sghignazzò divertito. Sophia non ci vide più e gli tirò contro tutto il succo di pera che gli era rimasto nel bicchiere con il bicchiere. Era di carta, ma qualsiasi altro materiale non avrebbe fatto alcuna differenza, data la furia che le aveva pervaso l'animo. - Va' all'inferno, schifoso d'un verme cafone! Adrian non parve particolarmente scosso dal gesto, anzi rise, togliendosi la maglia e iniziandosi a pulire con quella : - No! Ora mi rimarranno tutti i capelli appiccicati di succo! - continuò a ridere. Non aveva affatto un fisico esile o etereo: anzi, era fatto di carne e muscoli ben disegnati e tesi. Sophia non poté non notarlo, quando si fu tolto la maglietta e fu rimasto a torso nudo. Aveva le spalle larghe, una fisicità fine, ma niente affatto fragile: era ben proporzionato e decisamente attraente. La rabbia di Sophia aumentò: era furibonda con se stessa per le assurde reazioni che il suo corpo stava avendo alla vista di Adrian. Come poteva essere attratta da un simile idiota? Quello sorrideva divertito, mantre cercava di togliersi il succo di dosso, usando la maglietta. - Ti lascio il mio numero - concluse, senza troppi complimenti. - Non voglio affatto il tuo... - 7 come i re di Roma, 476 come l'anno della caduta dell'Impero Romano d'Occidente, 100 come i canti della Divina Commedia, 21 come gli anni che non avrò più il 3 di dicembre. (Nota mia: speriamo che il n. non coincida con nessun n. reale... sai che ridere, sennò?!?) Mentre diceva questo, si alzò per andarsene. - I canti della Divina Commedia non sono... Adrian si girò di scatto: - Quanti? Quanti sono i Canti della Divina Commedia? Sophia amava la storia antica e la cultura italiana ed era molto sicura delle proprie conoscenze, tuttavia s'accorse d'essere stata colta in fallo: era stata affrettata. Erano 100: 33 +33 + 33 + 1, il Proemio dell'Inferno. Tacque. L'aveva punta nel vivo. Sorrise compiaciuto, si voltò e, giunto alla soglia della porta, distrattamente aggiunse: - Pensaci. Se ti va, chiamami. A volte non rispondo, ma, quando lo faccio, è perché voglio farlo. - Non hai il mio numero, idiota! - rispose Sophia stizzita - Come puoi sapere di voler rispondere a un numero che nemmeno conosci? Pensi davvero di impressionarmi così? Lui si voltò e la guardò in modo enigmatico. A Sophia sorse un dubbio: e se avesse avuto il suo numero? Lo cacciò via. Perché quell'ottuso avrebbe dovuto averlo? La stava provocando. Ma lui colse il dubbio di lei. Di nuovo sorrise compiaciuto. Era veramente insopportabile, così pieno di sé e mal disponente. Sophia avrebbe voluto liberarsi della sua amica e andare a prenderlo a schiaffi, quello sfacciato strafottente. - Ah, già - proseguì - sopra c'è il tuo ragazzo... gli dico di raggiungerti qua? Sophia non pensò più ad altro: - Quando avevi intenzione di dirmelo, si può sapere? - Te lo sto dicendo ora... allora? - Certo che gli devi dire di raggiungermi! - Ai tuoi ordini, mia signora! - rise e sparì. In un attimo, Karl fu da lei. Prese in braccio Belle e si diressero alla macchina: lei e Belle erano andate alla festa con l'autobus, ma era impossibile tornare indietro allo stesso modo, con la sua amica ridotta in quelle condizioni. Per tutto il viaggio di ritorno, Sophia non fece altro che ripetere quanto fosse prepotente Adrian e insopportabile e strafottente. Karl, a un certo punto, la punzecchiò: - Ne parli talmente tanto che, se non ti conoscessi così bene, direi che ti piace... - Sei impazzito?!? - lo aggredì lei - Una cosa del genere non la voglio sentire nemmeno per scherzo!!! Era fuori di sé dalla rabbia e la sua reazione fu spropositata: se si fosse soffermata sulle parole di Karl, se si fosse fermata a riflettere, come era solita fare, forse avrebbe affrontato il suo sentire e nulla di ciò che seguì sarebbe accaduto. Karl tacque e si concentrò pensieroso sulla strada. Anche su questo Sophia avrebbe dovuto riflettere: in condizioni normali, Karl avrebbe fatto qualche uscita insensibile e poco seria che, di certo, l'avrebbe fatta imbestialire ancora di più, ma lui non si fermava nemmeno davanti alla sua rabbia... era fatto così. Invece, quella sera, rimase in silenzio, mentre lei, furibonda, macerava. E, dopo aver riflettuto lungamente, Sophia decise che si sarebbe vendicata di Adrian. Odiava che l'avesse umiliata, detestava essere stata presa in contropiede da quel beota. Voleva giocare con lei? Bene, l'avrebbe punito facendo il suo stesso gioco. Decise che l'avrebbe fatto innamorare di sé, certa di poter facilmente sedurre un individuo di così poco spessore come Adrian, e, una volta fatto innamorare, gli avrebbe spezzato il cuore. Avrebbe vendicato Belle e tutte le ragazze, che lui aveva preso in giro: l'avrebbe buttato via come un fazzoletto usato. Mentre Sophia pensava a questo, giunsero agli alloggi: l'idea della vendetta imminente le aveva grandemente placato l'animo, sorrideva compiaciuta e persino si scusò con Karl per averlo aggredito. - Scusami, ma è stata una serata orribile - gli sorrise gentile, eppure, dopo che lui l'ebbe aiutata a portare Belle nella sua stanza, lo liquidò frettolosa, senza nemmeno proporgli di fermarsi. Fine capitolo primo. Ho immaginato per la vicenda uno sviluppo molto semplice. Sophia perde il controllo della situazione e viene risucchiata dal suo folle progetto, ritrovandosi vittima della sua ossessione per Adrian, di cui si innamora. Arriva al punto di perdere Karl e ovviamente compromette l'amicizia con Belle. Nel frattempo, subisce gli umori di Adrian, con il quale inizia un rapporto instabile e altalenante, fatto di eccessi, rancori, ossessioni, gelosie, etc Il marchio "strappamutande" nasce da una scena che sarà presente nel libro: uno dei due amanti-malati (Adrian o Sophia), in un attimo di passione travolgente, si "strapperà" le mutande, per spogliarsi più velocemente. Io non scriverò questa scena (non credo di essere in grado), ma è fondamentale, perché, dopo di essa, tutti gli autori che vorranno scrivere un "romanzo strappamutande", dovranno includere una scena simile nella loro opera. Non deve essere sconcia o volgare: l'idea è di una scena ironica, così allenterebbe il mood ossessive-tragic-love del romanzo! Quindi, ci vorrebbe l'apporto di un'autrice di libri erotici che, magari, è in grado di dare un taglio divertente, ma non ridicolo, a questo passaggio decisivo. Se qualche autrice e bloggers vorrà unirsi al gioco, mi farà piacere: veder passare Before da un blog all'altro, con il contributo di varie autrici, sarebbe divertente. Ma, se nessuno vorrà partecipare a questa strampalata iniziativa (è comunque una roba che richiede tempo e che, almeno un minimo, deve piacere), a tempo perso, la porterò avanti io. Tranne per la scena "strappamutande": quella la lascio in bianco! :) |
Su FrancescaLeggo e scrivo da quando ho imparato a farlo, ho quaderni pieni di appunti, idee, bozze, sogni a metà. Archives
June 2021
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