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Fra', Goodreads e i folletti delle copertine.

10/9/2015

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Ad agosto, mi sono iscritta su Goodreads. L'ho fatto per, - ahimé!, lo confesso -, cercare potenziali lettori per "Il Viaggio. Volume I", o, comunque, provare a proporlo. Non sono capace, - lo ammetto-, non sono capace a promuovermi, seppure creda nella bontà del mio lavoro. E, alla fine, invece di usare il mezzo per cercare di far apprezzare o, almeno, illustrare ciò che reputo buono della mia opera, mi sono fatta coinvolgere dalla bontà che ho trovato nel mezzo. Goodreads mi piace. Mi piace la filosofia che lo anima.
Nei lunghi (attenzione, ho detto lunghi non tanti!!! :)) anni della mia vita ho letto abbastanza: spesso per dovere, ma pure per piacere. E, di tutte le letture, sempre, nel bene e nel male, mi è rimasto qualcosa. Ho costruito la mia persona, libro a libro, come mattone a mattone si edifica una casa: la propria. E, molto lentamente, purtroppo, continuo ad ampliare l'essenza della mia individualità. In Goodreads, trovo il modo di non perdere questo adoperarsi per avere un sé consapevole e sognante al tempo stesso. Con Goodreads posso condividere l'esperienza di tutti i miei anni, senza essere saccente o inopportuna ... chi non vuole non mi legge, e questo, in realtà, poco importa, perché, nel momento in cui quell'esperienza la lasci lì, non è persa, è importante per te, prende una forma diversa. La forma di quella di molti altri, così simile nella sostanza alla tua, seppur diversa nel dettaglio: una città, una nazione, un mondo di individualità che possono incontrarsi, oppure no, ma pur sempre creare un tutto sorprendente.
Io sono curiosa e passo da una recensione all'altra ("review" mi dice Goodreads che parla inglese) e mi stupisco e m'interrogo. Propongo l'amicizia a chi con me condivide le stesse letture, a chi non ne condivide alcuna, a chi ha letto alcuni libri che ho letto pure io dando opinioni simili o completamente diverse, perché in tutti troverò qualcosa che varrà la pena conoscere: ne sono certa e tutte queste possibilità mi affascinano immensamente.
Ma non è ciò di cui voglio parlarvi.
La cosa che maggiormente trovo sorprendente è che, più di una volta, io ho recensito libri presenti nel database di Goodreads (è notevole: entrateci, vi meraviglierà!), ma privi di molte informazioni e, - magia! , a distanza di poche ore, copertina e notizie fondamentali erano state aggiunte nella scheda del libro!
Non so se è una funzione di Goodreads, un'impostazione del network o delle presenze generose che amano dare una forma completa ed esatta a quei libri che, seppur letti da un'unica persona, meritano la stessa considerazione e, in fondo, hanno la stessa dignità dei loro fratelli maggiori e più noti, tuttavia, questa cosa è una piccola gratificazione che mi svolta le giornate ...
Lo so, vi sembrerà stupido, una facezia, ma, quando la mattina, trovo i miei volumi recensiti, lasciati orfani di copertina la notte precedente, con l'immagine esatta di come io li ho conosciuti, mi sento soddisfatta.
Ecco, ai Folletti delle Copertine dei Libri di Goodreads voglio dire grazie ... Un giorno, scriverò qualcosa su di loro (voglio credere che esistano) ... sarà la storia di libri che ritrovano la strada al loro mondo di appartenenza, grazie alla copertina restituita dai Folletti delle Copertine, Copertine-Passaggi verso la dimensione dell'Esistenza propria (all'inizio era il Libro soppiantato dai suoi Protagonisti, come Crono soppiantato dai suoi Figli ) ...
Una cosa così, ecco, e, a questi Folletti chiederò appunto di aggiungere la Copertina, perché di certo questo libro è già stato scritto e loro sanno com'era all'inizio ...  

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Il Colloquio. Racconti del grottesco #1 ( Omaggio a #E.A.Poe)

10/2/2015

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​Arrivo all'indirizzo scarabocchiato sul foglio che conservo stropicciato nella tasca interna del portafoglio, insieme a una manciata di scontrini insignificanti, lasciati lì a languire senza scopo. Cerco di rimanere concentrata, ma sono nervosa, perdo dei pezzi, e, senza capire come, mi ritrovo all'interno, nel magazzino di notevoli dimensioni, arredato in modo lussuoso: i mobili sono di legno pregiato, eccessivamente intarsiati e pesanti, eppure le finestre sono ridicole, incorniciate da legnetti fini e scrostati nella loro pittura laccata marrone, sembrano vecchi e dai vetri sottili come carta velina. "Che strano", penso, ma non ho tempo di realizzare, la graziosa donna-bambola, matura ma dagli atteggiamenti da adolescente ammiccante, non lascia scampo alle mie riflessioni. Mi parla senza sosta, tenendomi gli splendidi occhi azzurri decorati da una precisa e calcata matita nera addosso. "Incantevoli", penso ancora e non capisco ciò che mi dice con tanta enfasi e trasporto. Non la sento. Ascolto solo i suoi occhi, ma ritengo debba essere importante il suo discorso, perciò annuisco, cercando di apparire il più convinta possibile. Inizio a percepirli, infine li vedo: il pavimento è invaso da insetti; ci sono ragni che zampettano frettolosi, scarafaggi impazziti, persino lumache minuscole che lasciano viscide scie. Non sento più la bella signora-ragazzina, le sue parole si perdono tra le tracce appiccicose e lucide e il vorticare di bestioline inquiete. Si accorge del mio disorientamento, alza il tono, colgo qualche parola:
- ... perché, vede, è inutile negarlo, l'unica donna di cui si avrà sempre bisogno e che mai rimarrà disoccupata è la sciacquetta ... 
- Signora - appunto io distratta - letteralmente sciacquetta significa bevanda annacquata... 
Lei pare non cogliere la mia osservazione e, tenace, continua:
- Servono Hostess, questo è il futuro, donne-manichini capaci di dare le informazioni necessarie quando richieste, ma solo quelle, è chiaro... 
Continua nella sua spiegazione. Alzo lo sguardo un attimo: è perfetta, trucco impeccabile, capelli immobili, mani curate, abbigliamento da catalogo, attraente ma non eccessivo, sorridente, linguaggio educato; ha le mani sulle guance, come a tenersele, in un gesto che richiama un'innocenza adolescenziale oramai perduta seppur non in modo  evidente. Torno a fissare i miei insetti. Infine, lei si spazientisce:
- Che succede? - mi fa con una leggera vena di irritazione nella voce -  Lei non mi sta affatto ascoltando!
- Il pavimento è invaso da insetti! - sbotto io incredula.
- E allora? - ribadisce quella con assoluta noncuranza - A chi vuole che importi?
Questo mi colpisce. Mi guardo intorno. Una piccola folla a ondate si accalca alle casse per pagare. C'è talmente tanta gente, che tutto il grande magazzino sembra un serpentone di formiche in fila in attesa del proprio turno. Ci sono persone sedute persino sulle scalette che portano al lungo corridoio da cui si accede ai servizi. Siedono lì impassibili: accanto, sugli scalini, hanno disposto, quasi a volerli rivendere, alcuni preziosi e minuscoli manufatti in vetro soffiato. Quelli che nell'attesa sono costretti a far uso dei servizi passano attraverso gli scalini, non fanno nemmeno caso agli articoli ivi collocati, li calpestano, li rompono, rimane solo polvere di vetro, ma gli altri non ci fanno caso, quando devono scorrere verso la cassa raccolgono la polvere e la pagano senza battere ciglio. Intanto, gli insetti tentano la scalata agli scalini. In alcuni punti, c'è un pantano di scarafaggi pestati mischiati al vetro, un magma appiccicoso e scricchiolante, eppure per i clienti sembra tutto normale.
"Già", mi dico, " A chi vuoi che importi?".
La signora insiste:
- Tuttavia, se lei ritiene la cosa rilevante, forse dovrebbe rivedere le sue priorità - sorride accondiscendente, con una tenerezza pietosa che non capisco.
- Priorità?- domando io.
Vorrei proseguire e chiedere cosa c'entrano le priorità, ma un grosso ragno esce da non so dove. Penso che sia un'illusione, intanto quello ha iniziato a tessermi un bozzolo addosso. Il serpentone di formiche continua a muoversi verso le casse e gli occhi impietosamente azzurri della signora-ragazzina mi guardano pacati, un cielo limpido, un mare calmo.
Il ragno tesse la sua tela. Vorrei muovermi, eppure sono ancora convinta che non sia possibile, che sia solo un sogno, una fantasia, un incubo. "Se veramente un enorme ragno giallo e nero mi stesse imbozzolando con la sua tela, di certo, qualcuno direbbe qualcosa!", mi dico, mentre comincio a non vedere più niente. La tela è giunta agli occhi. E, prima di perdere la coscienza, con l'ultimo barlume di lucidità che mi rimane, penso: "Be', suppongo di non aver passato il colloquio di lavoro."


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    Su Francesca

    Leggo e scrivo da quando ho imparato a farlo, ho quaderni pieni di appunti, idee, bozze, sogni a metà.
    Amo disegnare e considero il disegno una forma diversa di scrittura (e viceversa) e una parte essenziale del mio processo di lettura e scrittura: quando non trovo la parola esatta, la rappresento.

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