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Dove tutto iniziò.

3/1/2016

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F. Riscaio (1991-92), Torre del Mangia. China su carta.
Quando ti trovi a scrivere una storia (per me) così complessa, come quella de "Il Viaggio", ti chiedi ( a me è successo) dove tutto ciò sia accaduto o iniziato. Chi ha avuto la pazienza e la curiosità di leggere le pagine del sito sa che l'idea di un fantasy è nata, oramai, tre lustri or sono. Ma sa anche che, prima, c'è stato molto altro. Mia madre mi ha educata "alla fantasia", ai sogni, all'amore per le storie... ascoltate, narrate, lette... e, per quanto ha potuto, fino a dove ha potuto, ha alimentato il mio animo "creativo". Ho in seguito avuto la fortuna/sfortuna di fare una scuola superiore non scelta da me, dove ho incontrato ottimi professori e dove si dava, all'epoca (un secolo e un millennio fa), grande importanza alla storia, alla storia dell'arte e all'arte in genere. Seppur non briillassi in queste materie (non sono "una luminare"! ;), pur cavandomela dignitosamente, ero da esse affascinata. Ero, inoltre, "pazza" per il disegno "artistico" e tecnico. Chi ha letto il Volume I de "Il viaggio" conosce, ormai, la mia passione per l'architettura e l'avrà potuta apprezzare o saltare a piè pari durante lo svolgersi della narrazione. In questo post, vorrei ripercorrere le tappe di questo mio amore, ricostruendo storicamente quello che, poi, è divenuto il background del mio lavoro.
La storia narrata ha richiesto una contestualizzazione esatta, per dare verosimiglianza al racconto, cosa, per me, niente affatto facile e, all'inizio, nella prima bozza dell'opera, quasi totalmente assente. Quando il mie primo lettore, nonché il mio recensore più severo, mi ha fatto notare la macroscopica mancanza di tali dati, sommata all'assenza di una geografia credibile, mi è venuto un attacco d'ira. Attacco d'ira che ho dovuto farmi passare e che è divenuto punto di partenza per una revisione completa, quasi una ri-scrittura dell'opera.
L'architettura in Nael è ispirata a quella a me cara e conosciuta: l'architettura di questa tanto bistrattata Italia. L'architettura etrusca, greca e romana e lo stile romanico hanno dato il volto, ispirandomi, alle città principali di Halea-Vid: Sar e Kernoch. Sono nati così luoghi con una loro personalità, struttura e arte. Che dovessero avere una storia, be', era necessario: se città così antiche, come quelle che ho immaginato, non avessero avuto storie particolari, non sarebbero state credibili né affascinanti (perdonatemi la presunzione, ma trovo Kernoch una città piena di attrattiva, che sarebbe realmente potuta esistere e che, in fondo, esiste veramente: in questo una grande parte del suo fascino). Le desideravo vive, queste città, vere, che si potessero persino costruire, a voler compiere una follia! :)
Al liceo ho scoperto la passione per il disegno "artistico". In storia dell'arte, una delle attività proposte era la riproduzione di opere architettoniche, nonché lo studio delle "prospettive": rimettendo insieme i pezzi delle esigue conoscenze che avevo sviluppato, ho "costruito" le mie città. Quando ho dovuto necessariamente collocare le vicende, non riuscivo a descrivere i luoghi in cui si svolgevano, senza averli prima disegnati. Così il palazzo-inno di Javes a se stesso ha una pianta vera disegnata a mano. Ho schizzi di ongi luogo di potere o ambiente raccontato ne "Il Viaggio". Esiste il palazzo di Sar e Hlir stessa. Kernoch ha delle piantine delle varie zone della città. Di Esmer sto completando in questi giorni la geografia. Nella struttura di Halea-Vid, c'è tutto quello che amo, conosco e riconosco: ho fatto appello a tutti i miei ricordi di storia e ho (ri)studiato cose che avevo perduto per mancanza di esercizio. Di seguito, inserisco alcune delle bozze sopra citate qualche studio fatto alle superiori: sono lavori che mi sono molto cari e che credo ora non sarei più in grado di realizzare.

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    Su Francesca

    Leggo e scrivo da quando ho imparato a farlo, ho quaderni pieni di appunti, idee, bozze, sogni a metà.
    Amo disegnare e considero il disegno una forma diversa di scrittura (e viceversa) e una parte essenziale del mio processo di lettura e scrittura: quando non trovo la parola esatta, la rappresento.

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