
- ... perché, vede, è inutile negarlo, l'unica donna di cui si avrà sempre bisogno e che mai rimarrà disoccupata è la sciacquetta ...
- Signora - appunto io distratta - letteralmente sciacquetta significa bevanda annacquata...
Lei pare non cogliere la mia osservazione e, tenace, continua:
- Servono Hostess, questo è il futuro, donne-manichini capaci di dare le informazioni necessarie quando richieste, ma solo quelle, è chiaro...
Continua nella sua spiegazione. Alzo lo sguardo un attimo: è perfetta, trucco impeccabile, capelli immobili, mani curate, abbigliamento da catalogo, attraente ma non eccessivo, sorridente, linguaggio educato; ha le mani sulle guance, come a tenersele, in un gesto che richiama un'innocenza adolescenziale oramai perduta seppur non in modo evidente. Torno a fissare i miei insetti. Infine, lei si spazientisce:
- Che succede? - mi fa con una leggera vena di irritazione nella voce - Lei non mi sta affatto ascoltando!
- Il pavimento è invaso da insetti! - sbotto io incredula.
- E allora? - ribadisce quella con assoluta noncuranza - A chi vuole che importi?
Questo mi colpisce. Mi guardo intorno. Una piccola folla a ondate si accalca alle casse per pagare. C'è talmente tanta gente, che tutto il grande magazzino sembra un serpentone di formiche in fila in attesa del proprio turno. Ci sono persone sedute persino sulle scalette che portano al lungo corridoio da cui si accede ai servizi. Siedono lì impassibili: accanto, sugli scalini, hanno disposto, quasi a volerli rivendere, alcuni preziosi e minuscoli manufatti in vetro soffiato. Quelli che nell'attesa sono costretti a far uso dei servizi passano attraverso gli scalini, non fanno nemmeno caso agli articoli ivi collocati, li calpestano, li rompono, rimane solo polvere di vetro, ma gli altri non ci fanno caso, quando devono scorrere verso la cassa raccolgono la polvere e la pagano senza battere ciglio. Intanto, gli insetti tentano la scalata agli scalini. In alcuni punti, c'è un pantano di scarafaggi pestati mischiati al vetro, un magma appiccicoso e scricchiolante, eppure per i clienti sembra tutto normale.
"Già", mi dico, " A chi vuoi che importi?".
La signora insiste:
- Tuttavia, se lei ritiene la cosa rilevante, forse dovrebbe rivedere le sue priorità - sorride accondiscendente, con una tenerezza pietosa che non capisco.
- Priorità?- domando io.
Vorrei proseguire e chiedere cosa c'entrano le priorità, ma un grosso ragno esce da non so dove. Penso che sia un'illusione, intanto quello ha iniziato a tessermi un bozzolo addosso. Il serpentone di formiche continua a muoversi verso le casse e gli occhi impietosamente azzurri della signora-ragazzina mi guardano pacati, un cielo limpido, un mare calmo.
Il ragno tesse la sua tela. Vorrei muovermi, eppure sono ancora convinta che non sia possibile, che sia solo un sogno, una fantasia, un incubo. "Se veramente un enorme ragno giallo e nero mi stesse imbozzolando con la sua tela, di certo, qualcuno direbbe qualcosa!", mi dico, mentre comincio a non vedere più niente. La tela è giunta agli occhi. E, prima di perdere la coscienza, con l'ultimo barlume di lucidità che mi rimane, penso: "Be', suppongo di non aver passato il colloquio di lavoro."